Asti come gli occhi tra le sue piccole celle
Le sue vite in penombra ridisegnate a stento
Affannate a far parte di quel poco che rimane
Del sentiero che comunica tra lapidi e campagna
È il tuo spazio in questo cesso di città
La cappa che ti trascini dietro
L'impotenza mentre cerchi il sorpasso
È il tuo marchio catastale da mandria urbana
Il gusto acido che incombe da palazzi ben disposti
Anche a distanza mi distrugge sentirlo
Anche senza impulsi continuo a odiarlo